“Ci sta un francese, un inglese e un napoletano”: è scoppiato il caso cinematografico dell’anno
“Volevo fare un film su Napoli. Senza napoletanismi”…
Parole chiare, segno di una volontà precisa: chiudere i conti con la Napoli da cartolina. E provare ad affrontare la sfida di questo complicatissimo terzo millennio. Giocarsela di fino, con intelligenza, lasciando a casa sicurezze e punti d’appoggio.
Ecco a voi Eduardo Tartaglia, considerato da molti il legittimo erede della filosofia di teatro e vita del grande Eduardo.
In teatro non lo ferma nessuno. File al botteghino, successi ininterrotti che durano da anni, consensi a più non posso.
Il passo al grande schermo è stato breve e spiazzante. Perché il suo “Ci sta un francese, un inglese e un napoletano” non è teatro filmato, ma puro cinema. Capace di giocare con i codici più conosciuti della napoletanità, travolgendoli con un linguaggio preciso, coerente, teso a varcare i confini regionali e e trasformarsi in iperbole visiva e scritta a dire poco contagiosa.
Quella di Tartaglia è più di tutto una fantastica ‘commedia umana’. Di quelle abitate da una quotidianità fresca e gioviale e organizzata attorno ad un gruppo di famiglia nell’interno di una crisi: quella che si consuma a contatto con il mondo esterno. Un piccolo mondo antico di usanze, mentalità e forme mentis minacciate dall’irruzione dell’ ‘altro’.
Gli elementi della sceneggiata ci sono (quasi) tutti. Tartaglia li utilizza alla perfezione e li rivoluziona con una libertà espressiva impressionante.
In primis per il raffinatissimo gioco con una certo immaginario legato a doppia mandata all’oggi (l’incipit del film con i soldati accampati) e poi per la capacità di dialogare a distanza con la tradizione, guardando il futuro dritto negli occhi.
I suoi protagonisti non sono passato, non sono futuro, ma straordinarie terre di mezzo. Territori liminari attraversati dalla memoria dei padri (Scarpetta, De Filippo, Totò) e solcati con la leggerezza dei figli.
Un film barzelletta come promette il titolo? No, qualcosa di più. Basti osservare il lavoro sugli attori (la straordinaria Veronica Mazza nel ruolo di Noemi, il sempre grande Biagio Izzo, l’impagabile Alessandro Tartaglia, anche produttore del film) e la capacità di creare un universo franco in cui si danza sul mondo e sulle sue meravigliose diversità.
Un film napoletano che sa parlare al mondo. Non solo. Si tratta anche del caso cinematografico dell’anno.
Uscito lo scorso weekend solo a Napoli, ha registrato incassi fenomenali, sbaragliando ogni ‘competitor’.
Venerdì uscirà in tutte le sale italiane.
Impossibile perderlo.
Distribuisce Medusa.