L’anno di Medusa comincia sotto il segno della crescita e della trasformazione.
Siamo partiti con il sorprendente Neil Marshall di “Dooomsday“, delirante calderone di omaggi cinefili e brandelli di corpi ‘catturati’ dopo la fine del mondo. Ma anche un’esplosione punk e assolutamente eccessiva di almeno dieci immaginari diversi. Al centro di tutto un itinerario di crescita, un iter complicatissimo attraverso il quale la protagonista (una possente e straordinaria Rhona Mitra) ri/prenderà possesso del suo passato e del ricordo della madre.
Siamo poi arrivati al Corsicato de “Il seme della discordia“. Il film italiano più ‘avanti’ degli ultimi tempi? Senza dubbio. Corsicato fa a pezzetti racconto e razionalità, inventandosi uno stile sorprendente, leggero come un piuma e frizzante come nessun altro. E il suo cinema diventa un luogo frenetico e spensierato dove costruire un avvicinamento alla maternità che ha del miracoloso.
E in quest’ ultimo weekend, un eccellente incasso al box office per il film di Pupi Avati “Il papà di Giovanna” che ha totalizzato 911.752 euro con 336 copie e una media incasso per copia di 2.687 euro aggiudicandosi cosi il primato degli incassi dei film presentati a Venezia.
Una storia potentemente universale, bagnata nel sangue della follia e in quella delle lacrime di un padre che non vuole rinunciare ad essere padre. Il papà di Giovanna suona come il film della maturità piena di Avati, un concentrato dilaniante di tutti i temi cari al suo cinema e un passo in avanti nella direzione di una radicalità forte e coraggiosa. Il maestro bolognese non ha mai osato tanto. E con questo suo ennesimo gioiello, punta al cuore di un mèlo fasciato da nervi scoperti e fratture strazianti. Ma anche da speranze più forti di ogni morte.
Il cast, da brivido, completa e definisce l’eccellenza di un’opera che rappresenta un vanto per il cinema italiano odierno. Si va da Alba Rohrwacher, a Francesca Neri, passando per Silvio Orlando e arrivando infine ad una ritrovatissima Serena Grandi e ad un insolito Ezio Greggio (qui per la prima volta in un film drammatico).
Un altro appuntamento imperdibile al cinema è “Un piccolo grande eroe“. L’ ultimo prodigio regalatoci dall’indimenticabile Christopher Reeve. Prima di salutarci per sempre, Christopher ha pensato ad una storia che lo rappresentasse in pieno. Quella di un ragazzino americano che, negli anni Trenta, affronta un lungo e difficile viaggio, alla ricerca di una mazza da baseball e del campione dei suoi sogni. Il titolo originale parla chiaro: “Everyone’s Hero“. Il chè significa che il film di Reeve fa rima con sogni ad occhi aperti, con traiettorie infuocate e desideri a fior di pelle. E con un tenerissimo e vibrante romanzo di formazione che mette i brividi e scalda il cuore.
Un film d’animazione? Certo, con la capacità di parlare alla fantasia dei bambini e a quella degli adulti con la stessa straordinaria intensità.