La Prima nazionale del film che Emir Kusturica ha presentato al Festival di Cannes 2007 ha avuto luogo nella sempre più prestigiosa cornice del Festival della Filosofia che si è svolto a Modena/Carpi/Sassuolo il 19, 20 e 21 settembre e che quest’anno ha avuto come argomento cardine “la Fantasia”.
Quale miglior esempio di cinema fantastico, non nell’accezione di fantascientifico ma in quello di fantasmagorico, se non la potenza visionaria e colorata di Kusturica? 130 minuti di inseguimenti, sparatorie, innamoramenti e le solite baraonde musicali balcaniche.
La storia ha come protagonista un ragazzino di nome Tsane, che vive in piccolo villaggio rurale della nuova Serbia post-bellica con il nonno, un contadino visionario con la passione per le diavolerie della meccanica e la loro vacca Cvetka. Quando il nonno sente prossima la morte, chiede al giovane nipote tre promesse: andare in città, vendere la vacca, con il ricavato comprare un’icona di S. Nicola e un souvenir e trovarsi una moglie. Il viaggio di Tsane verso la maturità e la scoperta dell’amore ma anche della crudeltà lo renderà più determinato e libero.
I compagni di viaggio impersonificano il male, banditi pazzi e pasticcioni, e il bene, i loro soci che alla fine si redimono in nome di una vecchia amicizia. E tra il bene e il male la confusionaria bellezza della spontaneità e dell’allegria contagiosa delle musiche tzigane, forse questa volta troppo presenti.
La sua presenza all’interno del Festival della Filosofia è giustificata dalla natura folle e visionaria con cui il regista ci racconta questa storia di iniziazione alla vita e all’amore, un percorso di conoscenza che partecipa della capacità di sovvertire l’ordine pedissequo della ragione preferendo la naturale predisposizione dell’artista a recuperare dal mondo caotico dei suoi pensieri delle immagini, dicevamo appunto, fantasmagoriche.
Se, come ci ha raccontato il Prof. Galimberti, l’artista è colui che riesce a scendere nelle profondità della follia, connaturate in ogni uomo, per creare e poi riemergere nuovamente alla razionalità, allora Kusturica ha fatto di questa regione della sulla mente la sua residenza elettiva. Il risultato sono, appunto, 130 minuti di arte dell’immagine e del colore.
Articolo a cura di Luca Lupo