Cinque giorni tra film e documentari per raccontare l’ Israele di ieri e di oggi. Al via alla Casa del cinema di Villa Borghese la sesta edizione del “Pitigliani Kolno’a Festival“, una rassegna sul cinema ebraico ed israeliano che dal 15 al 19 novembre , offrirà un’ampia scelta di pellicole alla Casa del cinema.
La manifestazione, diretta dal critico cinematografico italo-israeliano Dan Muggia e dalla giornalista Ariela Piattelli, offre un variegato programma tra film che hanno già ottenuto grande successo del pubblico ai meno noti. Il festival, organizzato dal cento ebraico italiano “Il Pitigliani” in collaborazione con l’ambasciata d’ Israele, e’ stato inaugurato stasera alla presenza tra gli altri del presidente della Regione, Piero Marrazzo, del presidente della Provincia, Nicola Zingaretti, del presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici e dell’assessore provinciale alla Cultura, Cecilia D’Elia.
“Attraverso il cinema si legge la storia dei Paesi e degli uomini – ha detto il presidente Marrazzo – in questo caso per i 60 anni di Israele c’è la retrospettiva e la dimensione di dove è proiettata la nazione. E’ importante che sia stata organizzata a Roma – ha sottolineato Marrazzo – in una fase in cui si sono visti fatti gravissimi di antisemitismo ed antisionismo perché dimostra che Roma è una città aperta al di là dei gesti di pochi e pericolosi soggetti”.
La nuova cinematografia israeliana rappresenta un cinema che continua a crescere. E si tratta di una crescita numerica, dal momento che in Israele negli ultimi due anni sono stati prodotti ben cinquanta film, qualitativa (i film israeliani hanno vinto importanti premi a prestigiosi festival internazionali, come l’ Orso d’Argento a Berlino 2007, e la Camera d’ Or a Cannes), ed infine commerciale (“La Banda“, opera prima di Eran Kolirin, e’ record di incassi a livello internazionale in tutta la storia del cinema israeliano).
Nella sezione Sguardo sul nuovo cinema israeliano accanto a film che hanno ottenuto grande successo di pubblico come “La Banda” di Eran Kolirin, “Noodle” di Ayelet Menachemi, “Beaufort” di Joseph Cedar e “Meduse” di Etgar Keret e Shira Geffen, ne verranno proposti altri piu’ “silenziosi” e meno conosciuti, ma interessanti per la loro originalita’ stilistica e narrativa (come “Strangers” di Guy Nativ ed Erez Tadmor).
Le pellicole mostreranno i diversi volti della Israele di oggi: l’effervescente Tel Aviv, l’Israele di periferia con i suoi posti dimenticati, e una Gerusalemme inedita, lontana dall’accezione comune della “Citta’ Santa”.
È il caso di “Qualcuno con cui correre” di Oded Davidoff, tratto dal romanzo omonimo di David Grossmanche il 19 novembre sara’ a Roma per presentare il film in anteprima e per intervenire alla serata finale della manifestazione. Accanto a questi film di fiction, quattro opere che rappresentano il meglio del cinema documentario israeliano e che in Israele hanno vinto importanti premi: “Children of the Sun” di Ran Tal, un bellissimo racconto sul kibbutz tra storia e memoria privata, “Desert Brides” di Ada Ushpiz sulla difficile sorte delle donne beduine, “Champagne Spy” di Nadav Schirman che racconta un’incredibile (ma vera) storia di una spia del Mossad, ed infine “To See if I am smiling” di Tamar Yarom, che narra la tragica esperienza di alcune donne soldato.
Nella sezione Scuole di cinema da Israele che lo scorso anno era dedicata alla Ma’ale’ School, scuola israeliana di cinema per ebrei ortodossi, sara’ protagonista il dipartimento di cinema e televisione del Sapir College, scuola vicina a Sderot, cittadina israeliana nota alle cronache per essere continuamente bersaglio dei missili qassam che arrivano da Gaza. Pochi sanno che in questa citta’ c’e’ una scuola di cinema e televisione in piena attivita’, che, anche sotto i bombardamenti, continua la sua attivita’ producendo film di qualita’, molto diversi tra loro e spesso dedicati alla convivenza tra culture diverse.
“Israele nel Cinema – tra mito e demistificazione” e’ invece la sezione nella quale saranno presentate pellicole internazionali che hanno contribuito alla costruzione del mito del combattente sionista (“Exodus” di Otto Preminger e “Il grido della terra” di Duilio Coletti, un “Exodus” all’italiana di cui sara’ presentata la copia restaurata dal Centro Sperimentale di Cinematografia) e opere israeliane (“Paratroopers” di Judd Ne’eman e “Avanti Popolo” di Rafi Bukai ) che mostrando l’altra faccia della medaglia, hanno aperto la strada alla demistificazione del soldato israeliano.
Fonte: Regione Lazio