Grande accoglienza della stampa all’attore Tony Servillo, grande fiore all’occhiello del teatro e del cinema Made in Italy, protagonista tra gli altri de Il Divo e di Gomorra, presente a Locarno per ricevere l’Excellence Award.
Il premio gli verrà consegnato questa sera in Piazza Grande da Anna Bonaiuto sua collega, spesso compagna di set e palcoscenico. “Sono contento che sia proprio Anna a consegnarmi questo premio – ha detto l’attore – abbiamo interpretato marito e moglie cosi’ tante volte, che quando mi hanno chiesto di interpretare il Papa, ho chiesto che lei facesse la Madonna”.
E’ cominciata cosi’ la conferenza stampa dell’attore che poche ore fa ha raccontato ai giornalisti la soddisfazione per questo importante riconoscimento. Un premio che in passato è stato conferito anche ad altri grandi attori come Susan Sarandon e William Dafoe.
“Dedico questo Excellence Award a tutti i grandi attori che lo meritano e a cui non viene conferito” aprendosi nello spiegare il proprio pensiero sullo stato dello Spettacolo in Italia. Non lancia anatemi, non sbraita frasi ad effetto, anche in questo Tony Servillo si distingue ed affascina, fino ad arrivare a commuoversi: “uno Stato che non investe nella cultura e nella scienza e uno Stato che non vuole il cambiamento. Film importanti come Il Divo e Gomorra, che rimarranno alle generazioni future, sono stati prodotti anche grazie all’aiuto dello Stato. Due film importanti apprezzati in tutto il mondo e che hanno permesso a molti grandi attori teatrali di mostrare il proprio talento.” C’è tempo anche per rispondere alle polemiche che volevano entrambi questi film come una sorta di museo degli orrori dell’Italia da mostrare all’estero per accrescere i pregiudizi su mafia e corruzione. “Sono certo – ha detto Servillo – che se Gomorra avesse vinto l’oscar, le polemiche sul suo presunto provincialismo si sarebbero azzittite. Rispondo a chi la pensa cosi’ che sia il film che il libro non parlano delle gesta di un boss di periferia, ma riflettono sul bene, sul male e sul futuro dei nostri figli.”
Un fiume in piena, che senza peli sulla lingua, sollecitato a fornire un pensiero a proposito della riesplosione della questione meridionale, dichiara: “il dialetto è una grande risorsa per un attore. E’ una lingua esperienziale che trasforma l’azione in esperienza, appunto, e questo Bossi non lo capisce. Il dialetto, se usato in modo manieristico e stereotipato, diventa il peggio del peggio.”
Secondo Tony come dovrebbere essere il cinema italiano del futuro? “Per continuare la grande tradizione italiana del passato, quando eravamo noi ad insegnare il cinema all’estero, è necessario puntare l’occhio là dove l’occhio non è abituato ad andare. E sono ottimista, credo che si possa fare, altrimenti non starei qui e non continuerei a fare teatro. E poi vorrei che la commedia tornasse a castigare i malcostumi per farci ridere, smettendola di assolverli. E da qui, il passo al nostro Presidente del Consiglio, il passo è breve” dice ridendo.
Un’ultima battuta su Venezia e l’eventualità di un boicottaggio: “io credo che zittire la mostra sia un’azione sterile. Meglio utilizzare l’occasione per far sentire la propria voce e organizzare delle proteste efficaci e che catalizzino attenzione.”
Sara Sagrati