Todd Solondz è un regista di culto grazie a film come Happiness, Fuga dalla scuola media e I’m not there. A due anni di distanza dalla presenza, sempre qui a Venezia e sempre in concorso, del biopic sdoppiato in sei su Bob Dylan (I’m not there appunto), il ritorno alla commedia del regista era veramente attesa. Grottesco, ironico e sopra le righe, Life during wartime non delude le aspettative e regala dialoghi e momenti davvero sconvolgenti. Si ride, questo è indubbio, ma sempre al limite della tragedia. I personaggi, tra cui la bravissima Ciaràn Hinds, la sempre sensuale Charlotte Rampling e i redivivi Paul Reuben (PeeWee) e Ally Sheedy (Corto Circuito), sono perduti nei sensi di colpa, sono alla ricerca dell’amore o del perdono, oppure sono morti suicidi. Tra di loro parlano di sesso, politica, amore, famiglia, del proprio ego o della Cina. La vita ai tempi della guerra è leggera, in fondo, anche perché a ragionarci troppo non dovremmo mai uscire di casa e quindi meglio andare avanti.
La sceneggiatura pecca di alcune scene fin troppo telefonate e sicuramente non si tratta del miglior film di Solondz, ma la riflessione sull’oggi è decisamente incisiva e alcune battute valgono da sole il prezzo del biglietto.
Sara Sagrati