Seria, grande professionista e lontana dal gossip. Ce la immaginiamo così Glenn Close, senza macchia né paura in linea di massima e, invece, ognuno in fondo ha i suoi scheletri nell’armadio. La differenza è che alcuni decidono di non rivelare i loro segreti, altri si. Per l’attrice è dunque arrivato il momento di parlare di un momento oscuro che ha interessato al sua vita. Se al momento la vediamo nei panni di protagonista nel film “Albert Nobbs” per cui è candidata all’Oscar quale miglior attrice, ha raccontato di aver avuto qualche problema in passato. No, niente droghe ma è cresciuta in una insospettabile setta di estrema destra. In effetti non era ancora inserita nel mondo del cinema ed era molto giovane, ma questo è quello che le è capitato dai 7 ai 22 anni.
Quando ha iniziato a frequentare il college si è spostata per tutta l’America con il suo gruppo-culto “Moral Re-armament” (“Riarmamento Morale”), a cui avevano aderito i suoi ricchi genitori. Suo malgrado, quindi, si è trovata invischiata in situazioni che poco le piacevano.
La sua infanzia perciò non è stata del tutto felice e di quelle classiche tra amore e coccole, ma proprio questa esperienza l’ha poi avvicinata al cinema. Ecco che cosa ha detto in proposito: “Era un vera e propria setta in cui ci dicevano di pensare tutti allo stesso modo, non c’era spazio per personalità individuali ma questa educazione è stata in qualche modo perfetta per diventare un’attrice che deve assumere ruoli diversi e riuscire a impersonare caratteri differenti.Sono cresciuta convinta di essere tenuta insieme da nastro adesivo e graffette per la carta… per un attore questo va bene”. La sua intervista al “New York” magazine ha lasciato molti fan senza parole, anche se è apprezzabile comunque la sua sincerità e la capacità di ammettere che prima di essere una star, è sempre stata un essere umano come tutti gli altri, in grado di sbagliare.