Era diventata famosa con un sottogenere cinematografico della commedia in voga nell’Italia fascista. I giovanissimi non la ricordano di certo Lilia Silvi che del resto è morta a 91 anni, per gli altri lei era la grande diva dei telefoni bianchi. Nessuno ne parlava più da anni, anche se era tornata ad essere famosa di recente, nel 2011, con il documentario “In arte Lilia Silvi“, premiato col Nastro d’Argento. Si era pure fatta notare con “Gianni e le donne“.
Lilia Silvi è deceduta a Nettuno e se rimane famosa per il suo lavoro per il grande schermo tra il 1936 e il 1943, il suo vero nome era Silvana Musitelli. Legata ai “telefoni bianchi” ha raccontato in qualche modo un momento storico, tutto sommato di benessere sociale. Il colore infatti nelle sequenze dei film, indicava un povertà scampata in antitesi con quelli neri che, al contrario facevano presagire buio e difficoltà.
La diva ha interpretato film che nel tempo le hanno regalato grande fama “Il signor Max” (1937), “Assenza ingiustificata” (1939), “Giorni felici” (1942), “La bisbetica domata” (1942), “Napoleone” (1950). Con Gianni e le donne di Gianni Di Gregorio è stata particolarmente apprezzata e lo stesso si può dire per il documentario di Mimmo Verdesca, “In arte Lilia Silvi”, prodotto da Leo Gullotta e Fabio Grossi, presentato al Festival Internazionale del Film di Roma e vincitore del Nastro d’argento 2012 per il migliori documentario dedicato al cinema. Si tratta del resto di un’opera da non sottovalutare per gli amenti del genere e gli affezionati della sua arte. Questo perché lei racconta per la prima volta la sua vita e la sua carriera. Il 15 maggio 2013 è stata pure in Campidoglio dove ha ricevuto il prestigioso Premio Marcello Sgarlata, con la seguente motivazione: “Passata con coraggio dalla brillante carriera artistica ad una altrettanto vita familiare, torna allo spettacolo con energia ed entusiasmo”. Oggi l’Italia la saluta per sempre.