Da un po’ di anni a questa parte l’attore e regista Checco Zalone sta macinando un successo dopo l’altro, e a questo punto viene naturale chiedersi il perchè ci sia tanta attenzione mediatica e una tale risposta di pubblico ogni qualvolta il comico pugliese torna alla ribalta con un nuovo film. L’ultimo, in particolar modo, ha sbancato il botteghino fino a classificarsi come uno dei film più visti di sempre (battendo, tanto per capirci, dei veri e propri colossal del calibro di Titanic e La Vita è Bella).
E tutto questo successo ha sempre fatto sì che sulla figura di Zalone venissero spese parole critiche da una parte e che venissero tessuti elogi dall’altra, ma indipendentemente da come lo si consideri nelle vesti di regista, da come lo si giudichi come attore e da quali giudizi gli si possa dare come comico, resta il fatto che Checco e il suo cinema per certi versi un po’ volgarotto e populista, abbiano conquistato il cuore del pubblico italiano.
Quo Vado, l’ultimo film partorito dal genio creativo di Zalone uscito al cinema il 1 gennaio scorso (e che forse vedremo a breve anche tra i film in programmazione su italia 1), è una caricatura bella e buona al mito del posto fisso all’italiana, alla riforma delle province annunciata dagli ultimi governi che si sono succeduti, e alla tendenza forse tutta made in Italy di mitizzare eccessivamente il posto di lavoro (e non la tutela del lavoratore, come invece vorrebbe un’Europa più moderna e flessibile). E’ il film che molto semplicemente narra le vicende di Checco, un ragazzo che è riuscito a realizzare l’unico grande sogno della sua vita: quello di ottenere il posto fisso in un ufficio pubblico; ma la legislazione cambia e la riforma delle province si abbatte come una scure sulla solidità lavorativa del protagonista: Checco viene messo a dura prova dalla dirigente Sironi che prova in ogni modo a farlo dimettere proponendogli dei trattamenti di fine rapporto sempre più succulenti e mettendolo alla prova con una serie di sfide da cui Checco ne uscirà sempre rigorosamente indenne.
Fiero di Quo Vado è certamente il suo creatore Checco Zalone, che parla di un salto di qualità che questo film si è potuto permettere anche grazie all’aumento di budget. “Eravamo alla ricerca di una novità rispetto ai film precedenti – racconta Zalone – per cui ora la storia è molto più complessa”, e a chi gli chiede come mai sia nata l’idea di girare un film sul mito del posto fisso, da buon uomo del Sud confida che è tutto merito (o colpa?) dei genitori che gli inculcavano l’idea del posto fisso in banca sin dalla giovane età.
Quando invece gli si fa notare che questo film ha fotografato in maniera illuminante la società italiana, l’attore risponde: “In verità chi fa questo mestiere non pensa mica ai beni o ai mali del Paese, ma solo a far ridere. Il comico per una battuta si venderebbe pure l’anima. Poi se la battuta è giusta, nel senso che muove da una realtà tangibile e famigliare a tutti, allora diventa più efficace. Io però non voglio fare analisi sociologiche sull’Italia, sul posto fisso, sul degrado o sul berlusconismo, né su tutto quello che hanno scritto i giornali a proposito di Quo Vado”. “Oggi – continua Zalone – far ridere è più complicato perchè devi essere più veloce del passato, e c’è la rete che incalza. Rispetto alla commedia anni ’80, che era sicuramente più interessante perchè aveva dietro degli intellettuali veri e propri, ora cambia il montaggio e l’immediatezza. Bisogna essere molto più brevi ed efficaci, purtroppo, e infatti non siamo in grado di girare un film più lungo di 83 minuti”.
Molto soddisfatto di Quo Vado anche il produttore Pietro Valsecchi, il quale non si esime dal definire quello in questione come un film difficile, “che ha tanti ambienti e tanti viaggi”. “Non è un film tipicamente italiano – continua Valsecchi – perchè abbiamo badato al film e non tanto al budget. Dopo l’ultimo titolo, dovevamo sorprenderci guardandolo, ma dovevamo sorprendere soprattutto lo spettatore. Il cinema italiano necessita di rischiare, e per questo abbiamo pensato di avventurarci in un percorso innovativo: il film ha un budget serio, è un film che parte dall’Italia e arriva dritto dritto all’Africa. Adesso siamo molto orgogliosi di questi due anni di lavoro”. Il regista Gennaro Nunziante, sempre a proposito del film dichiara invece che con Quo Vado “cerchiamo di fotografare quello che ci circola intorno. Dopo una pausa abbiamo cominciato a lavorare in maniera lenta, ma sappiamo che quello che è venuto fuori è un film pronto per trattare un tema universale e capace, per qu esto, di raccontare meglio il mio posto e il mio paese”.