Mancano ancora pochi giorni e il prossimo 23 settembre, sarà finalmente il momento di scoprire il prequel di uno dei film più noti e interessanti della storia del cinema. Sta per essere proiettato nelle principali sale infatti “L’alba del pianeta delle scimmie“, che si riferisce all’ormai mitica saga di fantascienza diventata un vero successo un bel pò di anni fa ormai. Si prevede un grande successo pure in Italia, visti i risultati negli Stati Uniti dove erano tanti i curiosi del lungometraggio che non si sono voluti perdere quest’altro pezzo di storia per chiudere il cerchio su un racconto fantastico ma avvincente. Ai primi di agosto quindi il botteghino locale ha incassato ben 54 milioni di dollari solo nel primo weekend, superando di gran lunga le attese degli analisti.
Sull’evento non si è fatto attendere il commento entusiasta di uno dei protagonisti David Oyelowo che ha detto: “Questo è davvero un ripensamento del film originale”. Interpreta la parte di Steve Jacobs, alla guida del laboratorio Gen-Sys dove Will Rodman, lo scienziato interpretato da James Franco, sta cercando di trovare il sistema per curare quella che in effetti rappresenta la malattia del secolo: il morbo di Alzheimer. Durante la sperimentazione però qualcosa sfugge al controllo e ne nasce uno scimpanzé estremamente intelligente, Cesare.
Il resto però non ve lo sveliamo per non rovinarvi la sorpresa.Qual è la differenza fra questo film e quelli precedenti? In particolare rispetto al’originale del 1968 e anche al remake del 2011 i cambiamenti sono parecchi.”L’espressione “reboot” è abusata, ma stavolta penso che si tratti di un vero “reboot” nel senso di ripensamento. E lo è grazie all’utilizzo della tecnologia che abbiamo ora e, in generale, grazie al mondo in cui oggi viviamo. Negli anni ’60, quando tutto è iniziato, la fantascienza – usando la tecnologia allora disponibile – ha voluto rappresentare una storia in cui delle scimmie raggiungevano un tipo di intelligenza potenzialmente pericolosa per l’umanità, e ci si è dovuti rivolgere al regno della fantasia. Ora, con il progresso tecnologico, è possibile fare molto di più.Questo film è una sorta di ammonimento, un racconto meno di fantasia e più plausibile, credo sia la cosa che maggiormente lo contraddistingue . Inoltre, questa volta non sono persone travestite da scimmie. Abbiamo un contesto nel quale le scimmie sono esseri senzienti, e inoltre c’è un’incredibile tecnologia sviluppata dalla Weta Digital, per cui è possibile vedere l’umanità di queste scimmie grazie a quello che si riesce a fare ora con il motion capture. La nostra storia, incentrata sul tema “uomo contro bestia”, diventa estremamente efficace, perché in questa incarnazione sembra molto più reale”.