Passano gli anni e lui, come tutti, invecchia ma piuttosto che vederlo appesantito e meno attraente, ritocchini a parte, Richard Gere diventa più fascinoso. Ecco perchè aumentano i suoi fan, soprattutto donne che non si stancano di seguirlo dai tempi di grandi successi come Ufficiale Gentiluomo o American Gigolò. Come dimenticare poi Pretty Woman, la favola della “Cenerentola” moderna che pur vedendo in primo piano Julia Roberts è pure su di lui che ha fatto accendere i riflettori. Il cinema, l’amore e la religione lo hanno cambiato profondamente in questi anni e oggi ad ogni intervista è pronto a parlare della sua famiglia e dei maestri buddisti. Non solo talento e bellezza, però, anche un pizzico di fortuna non gli sono mancati nei mesi in cui ha lavorato assiduamente al cinema, in gioventù, periodo che corrispondeva ad annate felici al botteghino.
Lui stesso conferma che la Hollywood di quei tempi si è profondamente modificata e oggi non è più come allora: “Ho lavorato nella cosiddetto periodo d’oro (gli anni ’70 e ’80) quando gli Studios erano pronti a correre dei rischi, a fare film senza spendere fortune. Realizzavano film che volevano fare e vedere, oggi invece si pensa solo ai blockbuster e così i piccoli produttori fanno sempre più fatica. Mi dispiace per i giovani attori e registi che devono seguire regole che non incoraggiano la creatività”.
Oggi è sempre meno presente sul grande schermo ma impegnato in grandi campagne umanitarie e presente alle grandi kermesse a tema, resta comunque un protagonista assoluto, una impareggiabile icona di bellezza, eleganza e bravura nella recitazione: “La carriera la vedo come un viaggio di vita, sono una persona umile, non ho aspettative eccessive. Il cinema non è niente senza la mia famiglia, mio figlio e i miei maestri tibetani. Sono appena stato in India e a Katmandu dove è morto una guida spirituale e me molto cara. Recitare mi diverte, mi permette di viaggiare, ma se dovessi fermarmi non è un problema”.