Nasce una polemica al Festival del cinema di Berlino intorno al film The Reader di Stephen Daldry con Kate Winslet e Ralph Fiennes, film fuori concorso.
Diretto dal regista di Billy Elliot e The Hours, tratto da un romanzo del tedesco Bernhard Schlink (pubblicato nel 1995), il film inizia come una bollente e anomala love story nella Berlino degli anni ’50 tra Michael (il giovanissimo David Kross), liceale quindicenne, e la bigliettaia di tram Hanna (un ruolo che inizialmente doveva andare a Nicole Kidman, sostituita dalla Winslet perché incinta). Lei ha il doppio dei suoi anni ed è piuttosto scorbutica ma la passione li unisce: fanno l’amore tutti i giorni dopo la scuola, lei lo insapona nella vasca da bagno e in cambio gli chiede di leggerle libri su libri, parole che la giovane donna divora con passione e stupore. Insieme scoprono buona parte dei capisaldi della letteratura occidentale, dall’Odissea alla “Signora col cagnolino” di Cechov, poi all’improvviso lei sparisce senza lasciare tracce né spiegazioni. Solo qualche anno dopo, quando lui, ormai studente di legge, si sta specializzando sotto la guida del professor Bruno Ganz, si imbatte di nuovo nella sua ex amante, processata insieme ad altre criminali naziste per una serie di atrocità compiute ad Auschwitz tra cui la morte nel rogo di un edificio di un gruppo di deportate che potevano essere salvate semplicemente aprendo una porta chiusa a chiave. Particolare inquietante: la kapò Winslet amava costringere le prigioniere a leggere per lei ad alta voce. Grande dilemma per il ragazzo, che potrebbe alleviarle la condanna semplicemente rivelando il segreto che lei tace per la vergogna: Hanna è analfabeta. Ma lui rimane paralizzato e in silenzio, come l’intera Germania post-bellica è stata per molti decenni. Poi lo vediamo adulto ( Ralph Fiennes) con una vita sentimentale disastrata e un legame che non riesce a tagliare. “Michael è traumatizzato – spiega Fiennes – non riesce a staccarsi da Hanna ma neppure vuole avere un contatto troppo intimo con lei, così decide di cominciare a spedirle in carcere, anziché delle lettere, le cassette su cui registra brani dei libri che un tempo le leggeva”.
“Il film – dice ancora Daldry – parla soprattutto di un conflitto generazionale: come possiamo avere a che fare con coloro che hanno contribuito direttamente allo sterminio o comunque ne sono stati testimoni? Come possiamo amarli o accettarli come genitori o insegnanti?“. Ma per Kate Winslet, “il personaggio di Hanna è combattutto tra la vergogna che prova per il suo essere analfabeta e un sentimento di colpa non ammesso neppure con se stessa che inizia ad affiorare solo durante gli anni di prigione. E’ una donna dura ma anche capace di amore e calore“.