Torna a farsi apprezzare con una fiction, ma il tema è tanto importante che se ne deve parlare anche fuori dal piccolo schermo. Stefano Accorsi è deciso a far conoscere gli effetti della malavita e la storia che lo vede protagonista, prende il via dall’ascesa della camorra del dopo- Cutolo. In poco tempo diventa come un tremendo virus e penetra tra imprese e istituzioni in modo capillare, fino ad arrivare alla politica. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti anche adesso. L’attore ha lavorato a “Il clan dei camorristi” e lui veste i panni di un magistrato. Ne abbiamo già visto la prima parte nelle scorse ore, ma la battaglia a suon di informazione, non si ferma solo alla tv.
Per Accorsi continuare a parlarne è tutto e lui non si tirerà indietro e dice infatti:
E’ una fiction senza retorica: si raccontano i due fronti di questa battaglia senza idealizzarne nessuno.
Per lavorare al meglio, questa volta, si è affidato alla consulenza di Raffaele Cantone e non accetta polemiche sul suo sforzo in questo senso e lo ha già detto attraverso una intervista breve: “Le organizzazioni criminali stanno prendendo sempre più piede in Italia, più se ne parla meglio è“. Tra le prime immagini quelle del terremoto dell’Irpinia dell’80, con la lotta tra i clan per accaparrarsi i soldi della ricostruzione. La conclusione, invece, riguarda in particolare il 1998. In primo piano anche lo sceneggiatore che è Claudio Fava:
Raccontiamo cosa è stata la camorra, come è diventata un pezzo del potere politico e economico, e in parte cos’è ancora. Le fiction di mafia non sono un genere, perché qui non parliamo di un genere: questo è il Paese, siamo nella cronaca. E se c’è un elemento di seduzione è perché il male seduce, il potere seduce, non le serie