Witney Houston, attrice, cantante e donna sfortunata

 

Un’altra artista come Witney Houston, probabilmente deve ancora nascere, eppure lei è andata via troppo presto, quasi un anno fa ormai, in modo tragico. Un evento che ha scosso il mondo intero e i suoi fan, dimostrando quanto il suo meritatissimo successo corrispondeva anche ad una vita tremenda di una donna davvero molto sfortunata. A portarla via, giorno dopo giorno, la fragilità, i suoi fantasmi che non aveva mai combattuto del tutto e l’amore. Lo stesso che, invece, dovrebbe salvarla. L’11 febbraio 2013 saranno trascorsi 12 mesi, da quando è stata trovata misteriosamente morta in una vasca da bagno. Morte accidentale o omicidio? Le ipotesi ci sono, di certezze un pò meno. Ora interviene la madre che ha scritto un libro dal titolo  “Ricordando Whitney“.

La stessa ha ricordato come Witney vivesse in modo spericolato tra droga, alcol e violenza. La colpa è da attribuirsi in buona parte al marito. Nel 1997,  il marito Bobby Brown le sfregiò il viso durante una vacanza in barca e nel 2005 portò la figlia in ospedale dopo averla trovata in uno stato confusionale. Una morte quasi annunciata contro la quale ha potuto fare davvero poco. Se pensate che si tratti di un omaggio alla cantante, in parte vi sbagliate. E’ più che altro un atto di accusa verso l’ex ex marito Brown, che viene descritto come un vero mostro.

La madre della Houston ricorda: Lui non era in grado di esserle di aiuto, anzi per Whitney senza la sua presenza sarebbe stato più facile rimanere sobria”. Il massimo quando le sfregiò il bellissimo viso: Non si trattò di un incidente, Bobby era un violento e una volta era così arrabbiato che tirò un pugno sul tavolo con tanta violenza che riuscì a rompere un piatto e una scheggia colpì la mia povera figlia. Io pensavo che fossero solo voci, ma una volta la andai a trovare nella sua casa di Atlanta e trovai tutti i muri e le porte con disegni strani, persino un ritratto con la sua immagine era stato tagliato. Chiamai la polizia e la feci portare in ospedale, lei si arrabbiò molto, ma qualche anno dopo mi ringraziò. Mi disse che le avevo salvato la vita”.

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