Highlander – L’ultimo immortale è un film cult per la generazione anni Ottanta e Novanta. E la sua frase clou sembra oggi predittiva di quel che resta di questa saga. Connor MacLeod diceva “Ne resterà soltanto uno!”. E, in effetti, ne è rimasto solo uno, o almeno questo è quello che spiega Federico Gironi su CoomingSoon.
Il film ha avuto un esito quasi scontato, è entrato nell’immaginario collettivo anche se in America all’esordio, nessuno avrebbe investito un centesimo su quella pellicola. Il film però è stato accolto molto bene altrove e ha avuto anche un discreto seguito oltre che numerosi sequel. Dice Gironi:
Non parliamo solo del noto esito del film, ma anche del fatto che, nonostante i tanti tentativi di dar vita a una mitologia espansa sugli immortali – con quattro sequel confusi, una serie tv, una d’animazione e un anime giapponese – per la maggior parte delle persone, e con buona pace dello zoccolo duro dei fan, Highlander è solo e soltanto il film di Russell Mulcahy. Che esordì in maniera disastrosa negli States, andò invece bene Gran Bretagna e divenne rapitamente un piccolo cult. E che ancora oggi, nonostante alcune clamorose ingenuità (che però sono anche un po’ il suo bello), colpisce per alcune scelte di stile.
Mulcahy e qui dobbiamo parlare un attimo del regista, con Highlander è rimasto inchiodato al palo: non ha più girato nulla che fosse degno di merito se non dare il suo contributo ad una serie di video musicali. Aveva un linguaggio cinematografico moderno e innovativo, con idee di montaggio originali e un dinamismo adatto ai videoclip. Ancora Gironi racconta
Sua, poi, l’idea di avere una rockband di nome a firmare la colonna sonora: e quella dei Queen è francamente indimenticabile, fin dalla prima scena sulle note di “Princes of the Universe”, giù giù fino a ballad come “Who wants to Live Forever” e pezzi frizzanti come “A Kind of Magic”.
E voi siete adepti di Highlander?