Ad una settimana dal fischio d’inizio, al Festival del Film di Locarno è già ora di fare qualche bilancio. Il tempo è stato abbastanza clemente donando piu’ sole che pioggia, anche se le proiezioni all’aperto sono state bagnate per ben 2 volte. Per quanto riguarda i film va detto che quest’anno non ci sono stati ancora grandi colpi al cuore. Il programma della sezione Piazza Grande, quello piu’ adatto al grande pubblico, non ha ancora trovato il suo Le Vite degli Altri, che qui vinse due anni fa, ad eccezion fatta per (500) days of Summer, che a distanza di una settimana continua ad essere il favorito alla vittoria.
Discorso non troppo diverso per i film del concorso ufficiale che risultano, perdonate il termine, faticosi: storie rarefatte, spesso al limite dell’incomprensibile, personaggi difficili e grandi tormenti. Diverso L’Insurgèe (La Ribelle) con Michel Piccoli, che è forse l’unico a rientrare nei canoni del cinema classico. Fino ad oggi, il favorito alla vittoria sembrava il giapponese Wakaranai. Oggi pero’ i bookmaker puntano piu’ sull’iraniano Frontier Blues di Babak Jalali. Il film, coprodotto dall’italiana Ginevra Elkann, ha molte chance: prima di tutto racconta la frontiera e le contraddizioni di un paese in questo momento al centro della cronaca, e poi si tratta del classico lavoro da festival, con lunghe inquadrature fisse e personaggi in bilico tra fiaba e realtà. Inoltre, va anche tenuto in considerazione che Masahiro Kobayashi (Wakaranay) ha già vinto qui a Locarno solo due anni fa. Chissà se la giuria presieduta da Jean-Marie Blanchard, dove spicca la presenza dell’italiana Alba Rohrwacher, ne terrà conto. Comunque tutto puo’ ancora succedere e fino a sabato ne abbiamo ancora molto di cinema da vedere.
Sara Sagrati