Renato Brunetta si conferma un personaggio imperdibile e dalla chiacchiera (intesa come capacità oratoria) tagliente. Il Ministro per la Pubblica Amministrazione e per l’Innovazione nei giorni scorsi si è scagliato contro il cinema. Nonostante le lodi del Presidente Berlusconi e del Ministro Bondi a Baarìa di Giuseppe Tornatore (Berlusconi è anche intervenuto in diretta nella trasmissione di Marzullo Cinematografo) e l’indubbio successo mediatico del Festival appena conclusosi, Renato Brunetta ha dichiarato: “Quello che si è visto a Venezia non fa ben sperare. Mi piacerebbe una Mostra del Cinema capace di attrarre su Venezia l’attenzione del mondo, meglio di Cannes e Berlino come stimolo all’industria italiana, ma non solo a quella, e che possa vantare un ruolo straordinario economico oltre che culturale, cosa che non si è vista finora”. Il Ministro ha poi continuato bacchettando l’intellighenzia cinematografica: “L’industria del cinema va trattata come qualsiasi altra industria, quindi senza privilegi. Gli spettacoli di qualsiasi tipo devono vivere sul mercato. L’equazione cinema uguale cultura, uguale fondi pubblici uguale sprechi, non so dove sta scritto. Si sono prodotti mostri e io denuncio questi mostri. Questo non vuol dire che l’industria del cinema non possa avere stimoli, incentivi o tassi agevolati”.
Del tutto opposta l’opinione di Fabio Granata, capogruppo Pdl in commissione Cultura: “Venezia 66 ha sancito uno straordinario rilancio del cinema italiano d’autore e ha rappresentato nuovamente un evento culturale di livello mondiale. Dispiace però registrare il qualunquistico livello polemico di alcuni rappresentanti del governo”. Dopo lo sforzo “portato avanti insieme ad altri parlamentari per reintegrare il Fus – continua Granata – totalmente fuori luogo alcune prese di posizione di rappresentanti autorevoli dell’esecutivo che sembrano studiate a tavolino per dare del Pdl un immagine retriva o comunque ‘nemica della cultura’”.
Ma Brunetta, come sempre, non demorde e dopo essersi lasciato andare anche nel giudicare l’operato di Roberto Rossellini, definendolo opportunista – “aveva il braccino teso e poi il pugno chiuso, prima si faceva dare i soldi dal regime e poi ha cambiato idea” – ha accettato la sfida lanciata dal figlio di Roberto, Renzo Rossellini. “Un insulto vigliacco fatto ad una persona che essendo morta 32 anni fa non può difendersi. Perciò, da gentiluomo, sfido a duello il ministro Brunetta e basandomi sul Codice di Cavalleria gli lascio la scelta dell’arma. Ho incaricato il mio padrino, Carlo Lizzani di trasmettere la mia sfida al ministro Brunetta. Se i padrini miei e quelli di Brunetta lo concorderanno, il duello potrebbe risolversi in un pubblico dibattito alla Casa del Cinema di Roma”.
Un invito a nozze per l’animo battagliero del Ministro: “accetto la sfida e propongo che si tenga magari al cinema Odeon, che vide la prima di un fascistissimo film di suo padre. Non rinunciando ad essere innovatore, non scelgo un padrino ma una madrina: la professoressa Mirella Serri”. Ha poi continuato di essere pronto a discutere “con cognizione di causa, sia del passato fascista di Roberto Rossellini che di quello del padrino scelto dal mio sfidante, Carlo Lizzani. In quanto all’arma, scelgo la storia. Chiedo ai padrini che siano proibiti i colpi sleali e non cavallereschi, quindi siano bandite le bugie e le ipocrisie. Mi domando, però, come faremo a duellare se chi getta il guanto della sfida afferma essere ‘insulto’, per giunta ‘vigliacco’, il ricordare la verità su una persona solo perché defunta da tempo. Ho citato Rossellini, del resto, perché il più bravo e geniale fra quanti saltarono dalla militanza fascista a quella antifascista”.
Ha ragione Brunetta, Venezia 66 non aveva nessun tipo di attrattiva mediatica o economica, ma Renato vs Renzo… e chi se lo perde.
Fonte Cinecittà News