Esce l’11 aprile in 80 sale distribuito da Medusa, Riprendimi, la commedia di Anna Negri, prodotta da Francesca Neri e Claudio Amendola.
“Riprendimi” è tante cose. Potremmo definirlo come brandello di vita che si fa cinema. O come sintesi frammentata e singhiozzante di una storia che ne comprende altre dieci, quindici, venti. Ma è anche una sofferta e inattesa ‘commedia umana’. Di quelle che fanno ridere, commovendo. Perché parlano di noi. Delle nostre storie appese a un filo, dei nostri maledetti sbagli, delle persone che abbiamo amato, di quelle che verranno.
Un affresco sul desiderio attraversato da un umanesimo totalizzante.
Un film sperimentale che in Italia ancora nessuno aveva avuto il coraggio di fare.
Anna decide di raccontare la storia di una coppia. In crisi. La scelta cade su Alba Rohrwacher e Marco Foschi. Lei, gran bella promessa del nostro cinema, vista di recente in “Giorni e nuvole” e “Caos calmo”. Lui apprezzatissimo nell’ormai lontano “Fame chimica”, nel fortunato “Come tu mi vuoi” e nel recente “Nelle tue mani”.
Due attori a cui Anna ha chiesto l’impossibile. Annullarsi nel personaggio? No, tutt’altro. Lavorarci sopra. Restando in bilico fra spontaneità, studio e improvvisazione. Due mesi di lavoro fitto sul testo e sui ruoli. Due mesi in cui “Riprendimi” ha assunto una forma precisa.
Quella del work in progress scritto sull’anima. E sul corpo.
La prima sensazione è di quelle che ti prende allo stomaco. Giovanni e Lucia (i due protagonisti) sorpresi nella flagrante intimità del loro appartamento di Piazza Vittorio. Macchina a mano nervosa, mobilissima, capace di cogliere il quotidiano sul suo farsi. Ti senti un estraneo, pizzicato mentre assisti a qualcosa di troppo intimo e privato da raccontare e da guardare.
La prima veste assunta da “Riprendimi” (il primo strato…) è quello di un fumante e dolcissimo home-movie. Poi il discorso si allarga. E subentrano due telecamere guidate da un paio di ragazzi decisi a filmare Giovanni e Lucia 24 ore su 24. Un reportage full time.
“In un primo tempo avrei voluto che i due operatori rimanessero fuori campo”, afferma la regista. “Poi invece ho deciso di mostrare anche loro..”
Scelta azzeccatissima. I due funzionano come perfetto coro del racconto. E creano uno sdoppiamento interessante: fuori e dentro la messa in scena.
E’ dunque chiaro sin da subito il gioco con due livelli del racconto. Così come la sue enorme portata teorica. Un film nel film? Sì, un film nel film. Non basta. Chiamiamolo anche mockumentary. Di terzo livello.
A definirlo così è stato Luca Franco, autorevolissimo esperto del genere. La particolarità unica di “Riprendimi” è che si tratta di un mockumentary in cui è chiaro da subito la natura fittizia del documentario messo in scena.
Insomma, roba vertiginosa.
Nell’anno di “Cloverfield”, “Rec” e “Surf’s Up” (gli ultimi tre mockumentary distribuiti nel nostro Paese), l’Italia risponde con un’opera in cui un ‘genere’ così difficile da gestire viene addirittura superato in corsa.
Un film avanti…