Il film Trhiller “The Hitcher” segna il gran ritorno della ‘lunga strada della paura’
Vi dice nulla John Ryder? A noi sì. E non sono bei ricordi. C’erano sperdute e immense strade dell’America più profonda, c’era la pioggia martellante sull’asfalto, c’era un autostoppista che chiedeva un passaggio.. E c’era sangue, tanto copioso sangue pronto a divorare i sogni di una gioventù seppellita in qualche squallido motel di provincia.
C’era “The Hitcher”, che è come dire il meglio di un certo cinema americano degli Ottanta, una perla ancora oggi inarrivabile di ambiguità e soffusa cattiveria, un road-movie che sconfinava nell’horror e che mette ancora oggi i brividi.
Un meraviglioso film maledetto, un vero cult strizzato fra l’abitacolo di una macchina in fuga e gli occhi venati di pura follia di un memorabile Rutger Hauer.
Chi è davvero John Ryder? Un pazzo certo, un maniaco all’ultimo stadio, ma anche la quintessenza di un male degenerato in forme perturbanti.
Era il 1986. Due anni fa Michael Bay ha ripreso in mano il film di Harmon. E ha deciso di organizzarne un remake. Attenzione: non stiamo parlando di un remake come gli altri.
Prendete gli altri rifacimenti di classici del genere orchestrati in sede di produzione dal grande regista americano. Ad esempio “Amytiville Horror” e “Non aprite quella porta”.
Due film straordinari e non perché simili all’originale, ma perchè in grado di resuscitare in pieno lo spirito che animava quei capolavori. Operazioni di restauro a dir poco scintillanti.
Bene, “The Hitcher” non fa eccezione.
Perché riepiloga in poco il senso diffuso di disagio che animava il capolavoro di Harmon e perché abbaglia gli occhi con uno stile vigoroso e potente, un gran bell’omaggio ad un cinema di volti e di paesaggi che il cinema americano odierno si è dimenticato quasi del tutto.
Si parte col piede spinto sull’acceleratore: due giovani fidanzati in macchina, la pioggia che non dà tregua e una notte di tregenda. Ryder è alle porte…
Le differenze dall’originale? Ci sono, ma non vogliamo rovinarvi la sorpresa. Vi possiamo anticipare soltanto che il regista Dave Meyers (straordinario regista di videoclip qui al suo debutto al cinema) non si tira indietro di fronte a nulla, tantomeno di fronte al sangue che abbonda in modo massiccio e capillare…
Per non parlare degli interpreti: lei è Sophia Bush, giovane sex symbol del cinema americano di oggi, Ryder invece è portato sullo schermo dalla grinta luciferina di Sean Bean, capace di non far rimpiangere mai il grande Hauer. E abbiamo detto tutto…
Bene, siete pronti? L’avventura è iniziata.
Distribuisce Medusa