Un omaggio al genio cinematografico di Roman Polanski, in occasione della retrospettiva completa organizzata dal Torino Film Festival per la sua 26.a edizione (21-29 novembre 2008). Polanski giovanissimo, in completo grigio e cravatta, mentre dirige Due uomini e un armadio. Polanski che tiene per la proboscide un elefantino, sul set dello stesso film. Polanski aggrappato al cofano di un auto dove è piazzata la macchina presa per un’inquadratura de Il coltello nell’acqua. Polanski in bilico sul tetto di un edificio (ricostruito in studio), dove verrà girata una scena di Frantic che ricorda Caccia al ladro di Hitchcock. Polanski attorniato dalle centinaia di bambini che interpretano quello che, per il momento, è il suo ultimo film, Oliver Twist. Ancora. Polanski nei panni del maldestro assistente del professore a caccia di vampiri, nell’irresistibile Per favore non mordermi sul collo. O in quelli, infinitamente più inquietanti, dell’ Inquilino del terzo piano, che si deve gettare più volte dalla finestra per trovare scampo alle proprie ossessioni. E, naturalmente, le tante attrici bellissime che popolano i suoi film: Catherine Deneuve, Sharon Tate, Françoise Dorléac, Mia Farrow, Sydne Rome, Faye Dunaway, Isabelle Adjani, Nastassja Kinski, Sigourney Weaver e Emmanuelle Seigner. Ma, anche, tanti grandi attori a fare da contraltare: Donald Pleasance, John Cassavetes, Marcello Mastroianni, Jack Nicholson, Walter Matthau, Harrison Ford, Hugh Grant, Ben Kingsley, Johnny Depp, Adrien Brody.
Un itinerario fotografico alla riscoperta dell’opera del grande regista di origine polacca ma apolide per vocazione, che con i suoi film ha attraversato e sfiorato tutte le nouvelles vagues occidentali, dal nuovo cinema polacco a quello francese, dal free cinema inglese al nuovo cinema americano, prima di tornare a insediarsi nel cuore dell’Europa e riscoprirvi le proprie radici. Non senza aver assorbito tutte le influenze e le culture incontrate nel corso del tempo, che fanno del suo cinema una delle più affascinanti e multiformi espressioni di un arte disponibile alle contaminazioni di forme e di generi, ma irriducibile alle mode e agli stereotipi. Un maestro della modernità, capace di mescolare il gusto dell’assurdo all’umorismo surreale, il senso dell’angoscia individuale a quello della tragedia storica, il kammerspiel al fantastico, il fascino discreto della violenza all’attrazione irresistibile per l’avventura.
Fonte: Museo Nazionale del Cinema