Jessica Biel una delle attrici più belle e famose del momento

Jessica Biel in questo momento è una delle attrici Under più affascinanti che ci sia e con un corpo come il suo i registi e i produttori non aspettano altro che il momento di immortalarlo davanti a macchine da presa. L’ascesa all’Olimpo di Hollywood di Jessica Biel ha avuto il suo inizio partendo da un Serial come: “Settimo Cielo”.

Inoltre la ragazza ha sempre detto che mai avrebbe girato scene di nudo ma col passare del tempo dopo aver girato film in costume come:

“The Illusionist” e “Un Matrimonio all’Inglese” direttamente dal sito MoviesOnline sono arrivati degli scatti davvero Hot che mostrano Jessica Biel senza veli nel film in uscita: “Blue Powder”.

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Anne Hathaway: venerdì 21 Novembre in sala con “Rachel sta per sposarsi”

Anne Hathaway è protagonista di Rachel sta per sposarsi (Rachel Getting Married) il nuovo film drammatico di Demme Jonathan (vincitore del Premio Oscar come miglior regia per Il silenzio degli innocenti) che uscirà nelle nostre sale Venerdì 21 Novembre.
Nel cast anche Debra Winger, vincitrice del Premio Oscar come miglior attrice protagonista in Ufficiale e Gentiluomo accanto a Richard Gere.
Il film racconta di Kym (Anne Hathaway) che torna a casa della famiglia per il matrimonio della sorella Rachel (Rosemarie Dewitt), portando con sè una lunga storia di crisi personali, conflitti familiari e tragedie. La grande quantità di amici presenti al matrimonio della coppia si è riunita per un felice weekend di feste, musica ed amore, ma Kym, con le sue taglienti frasi secche e un’inclinazione naturale a provocare dei drammi, rappresenta un catalizzatore per le tensioni a lungo sopite nelle dinamiche familiari. Pieno di personaggi ricchi ed eclettici che rimangono un marchio di fabbrica dei film di Jonathan Demme, Rachel sta per sposarsi dipinge un ritratto di famiglia toccante, sensibile e talvolta esilarante. Il regista, la sceneggiatrice esordiente Jenny Lumet e un cast stellare esprimo il dramma di queste persone complesse ma affascinanti con un grande affetto e generosità di spirito.

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The Burning Plan: un dolce girotondo di frammenti di vita

Guillermo Arriaga: un genio che la critica ha definito uno dei più grandi narratori contemporanei. Uno capace di incidere sul suo tempo, di lasciare un segno che resta. Un artista in grado di ‘testimoniare’. Prima nero su bianco, nei suoi straordinari romanzi. Poi al cinema, questa volta con The Burning Plan – Il confine della solitudine.
La vita di Guillermo Arriaga (classe 1958) sembra strappata dalle viscere di uno dei suoi indimenticabili personaggi. Nasce a Città del Messico, cresce fra privazioni e botte in un quartiere dimenticato da Dio e dagli uomini. Ne prende talmente tante da perdere l’olfatto. Ma il profumo amaro della strada non lo scorderà mai. L’unico modo per continuare a (r)esistere è immaginare che il mondo non finisca lì.
Immaginare che da qualche altra parte del mondo le cose vadano diversamente.
I suoi primi testi Arriaga se li scrive con la penna della fantasia nel grande libro del cuore. E capisce subito una cosa. Riportare su carta la vita è impossibile. Troppo complessa, troppo sfaccettata, troppo multiforme. E allora scatta la domanda da un milione di dollari: come prenderla questa maledetta e meravigliosa esistenza? Da che parte afferrarla? La risposta è chiara e semplice: abbracciandola in toto. E rinunciando subito ad ogni tipo di linearità.
E’così che il suo stile (venuto prepotentemente fuori già dai primi testi) muta in un gran bel groviglio di scivoli temporali, puzzle spaziali e sguardi bruciati dall’assoluto.

Guillermo parte dalla terra e punta verso il cielo.
E Inarritu (uno dei registi contemporanei più necessari), innamorandosi del suo sguardo sul mondo e sulle cose, gli affida gli script di “Amores perros“, “21 grammi” e “Babel” (col quale Arriaga vince il premio Oscar).
Intanto lo scrittore messicano medita sul suo futuro e fa un pensierino: passare dietro la macchina da presa. Ma prima butta giù lo scipt de “Le tre sepolture“, magnifico esordio alla regia di Tommy Lee Jones e capisce che in fondo si tratta di un passaggio automatico, spontaneo, naturale. Ottima idea.
Eccoci allora a “The Burning Plain“, presentato con straordinario successo di pubblico e critica allo scorso Festival di Venezia.

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Changeling: la scioccante verità di una storia realmente accaduta

Clint Eastwood dirige Angelina Jolie e John Malkovich in un provocatorio drama basato su una storia realmente accaduta: Changeling. Un film emozionante e provocatorio basato su un fatto di cronaca che trasformò per sempre la città di Los Angeles.
Nel film, le pregherie di Christine Collins (Jolie) sembrano essere state esaudite quando il suo bambino rapito le viene restituito.
Ma tra la frenesia del ricongiungimento capisce che quello non è suo figlio. Di fronte alla polizia corrotto e allo scetticismo della gente va disperatamente a caccia di risposte, per scontrarsi con una realtà che la cambierà per sempre.

Los Angeles, 1928, un sabato mattina, in un sobborgo della classe operaia, Christine saluta suo figlio Walter e va al lavoro. Quando torna a casa, scopre che è sparito. Le ricerche risultano vane e mesi dopo un ragazzo che dice di avere nove anni ritorna. Frastornata da un nugolo di poliziotti, di giornalisti e dalle contrastanti emozioni, Christine gli concede di stare da lei per la notte. Ma nel suo cuore sa che quel ragazzo non è Walter.

Quando preme sulle autorità perchè continuino le ricerche, si rende conto che nell’era del proibizionismo a Los Angeles le donne on sfidano il sistema e vive per raccontare le loro storie.

Calunniata e delusa trova un alleato nell’attivista Reverendo Briegleb (Malkovich) che l’aiuta a combattere la città per ritrovare suo figlio.

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Fratelli di sangue. Il cinema di Joel & Ethan Coen

Un Giano bifronte, come sostiene Ronald Bergan, biografo (grosso modo) ufficiale. Lo Yin e lo Yang di un unico essere, secondo Sam Raimi, regista, amico e (talvolta) collaboratore. Un io riflesso attraverso una lente che rifranga e moltiplichi, usando le parole di Ernst Theodor Hoffmann, che sarebbero appropriate, se solo questi avesse incrociato la sua epoca con la loro. I Coen. Joel ed Ethan, regista e sceneggiatore: rispettivamente, ma non rigorosamente. Autori, entrambi. Allo stesso titolo, circoscrivendo i ruoli soltanto per definire un ambito realizzativo che li vede controllare e gestire l’intero processo produttivo. Insieme: coregisti e cosceneggiatori. Inseparabili, come i gemelli Mantle di Cronenberg. Compatibili al punto tale che durante le interviste uno completa il discorso lasciato a metà dall’altro, lasciandolo invece incompiuto e guardandosi intorno smarrito se l’altro non c’è. Interscambiabili, come se fossero una coppia di personaggi shakespeariani perennemente in scena, dei Rosencrantz e Guildenstern riletti dalla effervescente penna di Tom Stoppard. Uno smisurato amore per il cinema americano e per le forme di narrazione tradizionali, unito ad un sapido e ben riconoscibile gusto per la trovata paradossale, imprevedibile e straniante, è il cordone ombelicale che li unisce e li sovrappone, uno in funzione dell’altro.

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