Il seme della discordia: un ritorno di successo per Pappi Corsicato

Negli anni Novanta ha scritto una nuova parola d’ordine nel cinema italiano. Faceva rima con improvvisazione, fantasia e voglia di spingersi laddove nessuno osava.
Pappi Corsicato non è stato soltanto uno degli esponenti di punta della cosiddetta ‘scuola napoletana’ (quella formata da Mario Martone, Antonio Capuano e Antonietta De Lillo), ma un cineasta libero e intelligente capace di forgiare il suo cinema sui tessuti del sogno, ricamando irresistibili riflessioni sulla coppia, sul desiderio, sulla voglia di evadere dalle griglie della vita di tutti i giorni.

Mancava dal cinema dai tempi di “Chimera” (2001), sottile e straordinaria addizione di scatole cinesi da capogiro, gitotondo di storie e triangolazioni sentimentali capaci di far saltare ogni schema.
Alcuni critici vi hanno visto qualcosa di kubrickiano, altri sono rimasti spiazzati di fronte all’irruenza selvaggia di una fantasia sfrenata, senza limiti.
Dopo uno stop lungo, Corsicato si è rifatto vivo.

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Festival del Film di Roma: due film italiani in apertura e chiusura

Due film italiani, in prima mondiale, apriranno e concluderanno il Festival Internazionale del Film di Roma, in programma dal 22 al 31 ottobre.

Quello inaugurale sarà L’uomo che ama di Maria Sole Tognazzi con Monica Bellucci, Pierfrancesco Favino, Ksenia Rappoport e Piera Degli Esposti. Lo stesso giorno verrà proiettato, d’intesa con l’ONU, il film internazionale contro la povertà nel mondo, Huit/ Eight, diretto da otto registi di fama, Jane Campion, Gael García Bernal, Jan Kounen, Mira Nair, Gaspar Noé, Abderrahmane Sissako, Gus Van Sant e Wim Wenders.

Il film di chiusura, subito dopo la premiazione, sarà L’ ultimo Pulcinella, con Massimo Ranieri, che Maurizio Scaparro ha tratto da un suo celebre testo teatrale ispirato a un’idea di Roberto Rossellini.

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65ma Mostra del Cinema: A Kathryn Bigelow il “Premio per lo Stile Persol”

Il “Premio per lo Stile Persol”, alla sua terza edizione alla 65esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, è stato assegnato stamattina a Kathryn Bigelow, regista americana in concorso a Venezia 65 con il film “The Hurt Locker”.

Nell’edizione 2008, Persol e La Biennale di Venezia hanno scelto di premiare il talento e la personalità registica di Kathryn Bigelow, che si distinguono per una visione e uno stile di regia vicini ai valori che caratterizzano il marchio Persol fin dalle origini, come il design sofisticato, la manifattura attenta ai dettagli, l’iconicità delle forme e la qualità dei materiali.
Kathryn Bigelow è appassionata di cinema, arte e fotografia e il suo stile di fare Cinema riflette la capacità di concepire un film come una vera e propria opera d’arte. La sua capacità tutta femminile di arrischiarsi in un genere maschile come quello dell’action movie in modo innovativo e riconoscibile la rende capace di trovare il perfetto equilibrio tra azione e arte.

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Calopresti: la sicurezza sul lavoro è un’ utopia per cui vale la pena di battersi

“La sicurezza sul lavoro è un’utopia per cui vale la pena di battersi” ha dichiarato Calopresti nella presentazione alla stampa del suo film/documentario “La fabbrica dei tedeschi“, che verrà proiettato sabato 6 Settembre, nella sezione “Eventi Orizzonti“.
La pellicola racconta, attraverso testimonianze e interviste la tragedia della ThyssenKrupp, azienda torinese di acciaieria e siderurgia, nella quale persero la vita sette operai nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007.
Il film nasce come dice lo stesso regista “dall’assurdità di una multinazionale in cui le persone lavorano anche 18 ore su 24 e spengono da sole gli incendi.

Nel prologo, realizzato in pellicola in bianco e nero, gli attori Valeria Golino, Monica Guerritore, Silvio Orlando, Luca Lionello, Rosalia Porcaro, Vincenzo Russo e Giuseppe Zeno impersonano i parenti delle vittime e rievocano gli ultimi momenti di semplice quotidianità prima della tragedia.

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65ma Mostra del Cinema di Venezia: è la volta di Yuppi Du

Venezia, 4 settembre. Nono giorno della 65ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica.
In questa giornata, come evento speciale, verrà proiettato fuori concorso il film di Adriano Celentano, Yuppi Du del 1975.
La pellicola, verrà presentata in prima mondiale, in questa nuova versione restaurata anche nelle musiche, alle ore 22 nella Sala Grande del Palazzo del Cinema, alla presenza del regista, interprete e autore.

Un musical della gioiosa rivolta contro povertà e ingiustizie sociali, morti bianche e veleni che inquinano corpi e pensieri. La storia, ispirata a un fatto di cronaca, racconta dell’apparizione di Silvia (Charlotte Rampling), creduta morta e in realtà fuggita con un ricco milanese, mentre nel frattempo suo marito Felice (Adriano Celentano) si è risposato con la dolce e bellissima Adelaide (Claudia Mori). La felicità può essere in una casa-palafitta, in un umido antro sotto un ponte piuttosto che nella vita nella sontuosa Milano dell’apparenza e dello smog. Storia di crudeltà e disillusione, con il sentimento che si fa commercio. Metafora della modernità e delle sue tentazioni. L’antidoto è Felice che riuscirà a fare dei fumi chimici, dell’avidità e degli abusi una parabola d’amore.

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Claudio Santamaria al cinema Anteo per la proiezione di Birdwatchers

Milano, 4 settembre. Questa sera, alle 20, Claudio Santamaria sarà presente al cinema Anteo alla proiezione del film di cui è protagonista “La terra degli uomini rossi” (Birdwatchers).

Marco Bechis , il regista della pellicola, dopo aver dedicato due film alla tragedia dei desaparecidos, ossia i bellissimi Garage Olimpo e Figli – Hijos, si sposta dalla sua Argentina in Brasile per raccontare una tragedia attuale, quella dei Guaranì del Mato Grosso do Sul.
I Guarani del Brasile stanno soffrendo terribilmente per la perdita quasi totale delle loro terre, disboscate e usurpate da allevatori e coltivatori di tè a partire dalla fine dell’800. “Mato Grosso” significa “foresta fitta” ma degli alberi non c’è più traccia. Negli ultimi quindici anni, anche le poche terre che i Kaiowá cercavano disperatamente di conservare sono state dimezzate e, oggi, misurano meno di 25.000 ettari. Le loro comunità vivono ammassate in anguste riserve istituite dal governo ai margini delle città: piccoli appezzamenti di terreno simili a bidonville, completamente circondati da ranch e piantagioni.

Nel film, i fazendeiro conducono la loro esistenza ricca e annoiata. Possiedono campi di coltivazioni transgeniche che si perdono a vista d’occhio e trascorrono le serate in compagnia dei turisti venuti a guardare gli uccelli [birdwatchers].

Ai limiti delle loro proprietà, cresce il disagio degli indio che di quelle terre erano i legittimi abitanti.
Costretti in riserve, senza altra prospettiva se non quella di andare a lavorare in condizioni di semi schiavitù nelle piantagioni di canna da zucchero, moltissimi giovani si suicidano.

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