“Ci sta un francese, un inglese e un napoletano”: è scoppiato il caso cinematografico dell’anno
“Volevo fare un film su Napoli. Senza napoletanismi”…
Parole chiare, segno di una volontà precisa: chiudere i conti con la Napoli da cartolina. E provare ad affrontare la sfida di questo complicatissimo terzo millennio. Giocarsela di fino, con intelligenza, lasciando a casa sicurezze e punti d’appoggio.
Ecco a voi Eduardo Tartaglia, considerato da molti il legittimo erede della filosofia di teatro e vita del grande Eduardo.
In teatro non lo ferma nessuno. File al botteghino, successi ininterrotti che durano da anni, consensi a più non posso.
Il passo al grande schermo è stato breve e spiazzante. Perché il suo “Ci sta un francese, un inglese e un napoletano” non è teatro filmato, ma puro cinema. Capace di giocare con i codici più conosciuti della napoletanità, travolgendoli con un linguaggio preciso, coerente, teso a varcare i confini regionali e e trasformarsi in iperbole visiva e scritta a dire poco contagiosa.