Colin Farrell paga il prezzo dell’onore

Sarà Colin Farrell a calpestare il tappeto rosso (in contro tendenza, ancora per un pò, lo pronuncerò in italiano) della Festa del cinema di Roma, per presentare il film di Gavin O’Connor, Pride and Glory-Il prezzo dell’onore. Nelle sale italiane uscirà invece il 31 ottobre. Sceneggiato da Joe Carnahan e dallo stesso O’Connor, racconta di una famiglia di poliziotti del dipartimento di New York immischiati in un delicato scandalo di corruzione che, inevitabilmente, li metterà di fronte alle loro responsabilità personali e alla fine uno contro l’altro. Quattro agenti della polizia di New York sono rimasti uccisi in un agguato. Il tragico evento scuote l’intero Dipartimento di Polizia, mettendo tutti in allerta. Con un assassino a piede libero e così tanto in gioco, Il Capo dei Detective di Manhattan, Francis Tierney Senior (Jon Voight), chiede a suo figlio, il Detective Ray Tierney (Edward Norton), di condurre
le indagini. Ray accetta il caso anche se con riluttanza, consapevole del fatto che i poliziotti uccisi prestavano servizio sotto il comando di suo fratello, Francis Tierney, Jr. (Noah Emmerich), e al fianco di suo cognato, Jimmy Egan (Colin Farrell).

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Si è spento lo sguardo gaudente di Gerard Damiano

Per le complicazione di un infarto è morto ieri 26 ottobre Gerard Damiano,alias Jerry Gerard, al secolo Gerard Rocco Damiano, il regista del famoso Gola profonda, uno dei più noti film hard della storia del cinema moderno. Era nato 80 anni fa a Chicago da una famiglia di chiare origini italiane e dopo aver abbandonato la carriera di parrucchiere e aver mutato il nome in uno più americaneggiante, aveva convinto la moglie dell’amico Chuck Traynor, gestore di un topless bar e grande sostenitore della tecnica della “Deep Throat“, Linda Susan Boreman, da lui ribattezzata Linda Lovelace a diventare la protagonista del suo film.

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Fratelli di sangue. Il cinema di Joel & Ethan Coen

Un Giano bifronte, come sostiene Ronald Bergan, biografo (grosso modo) ufficiale. Lo Yin e lo Yang di un unico essere, secondo Sam Raimi, regista, amico e (talvolta) collaboratore. Un io riflesso attraverso una lente che rifranga e moltiplichi, usando le parole di Ernst Theodor Hoffmann, che sarebbero appropriate, se solo questi avesse incrociato la sua epoca con la loro. I Coen. Joel ed Ethan, regista e sceneggiatore: rispettivamente, ma non rigorosamente. Autori, entrambi. Allo stesso titolo, circoscrivendo i ruoli soltanto per definire un ambito realizzativo che li vede controllare e gestire l’intero processo produttivo. Insieme: coregisti e cosceneggiatori. Inseparabili, come i gemelli Mantle di Cronenberg. Compatibili al punto tale che durante le interviste uno completa il discorso lasciato a metà dall’altro, lasciandolo invece incompiuto e guardandosi intorno smarrito se l’altro non c’è. Interscambiabili, come se fossero una coppia di personaggi shakespeariani perennemente in scena, dei Rosencrantz e Guildenstern riletti dalla effervescente penna di Tom Stoppard. Uno smisurato amore per il cinema americano e per le forme di narrazione tradizionali, unito ad un sapido e ben riconoscibile gusto per la trovata paradossale, imprevedibile e straniante, è il cordone ombelicale che li unisce e li sovrappone, uno in funzione dell’altro.

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Premio Al Pacino al festival del cinema di Roma

Al Pacino riceverà il Marc’Aurelio d’oro come tributo alla sua straordinaria carriera, incarnazione vivente dell’Actors’ Studio, la più grande scuola di recitazione del mondo che qui al Festival è sempre stata di casa. In completo grigio, piuttosto elegante, non alto col suo metro e settanta, con quei 68 anni portati molto bene, con un Premio Oscar per Profumo di donna e un sacco di candidature, sette in tutto, si lascia andare all’aneddoto e allo scherzo, mentre sul palco lo spalleggiano Antonio Monda e Mario Sesti. Questa sera passerà sul tappeto rosso del Festival, che proietterà il suo secondo film da regista, Chinese Coffee, girato nel 2000 ma ancora inedito in Italia.

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Nuvole nuove sul Belgio


L’unica strada percorribile è quella della condivisione. Yvan decide di condividere con il suo occasionale ladro d’appartamento un momento importante della sua vita. Scopertolo in casa a cercare delle monete, come ogni bravo tossico, o ex tossico, come si definisce Elie, decide di non denunciarlo, decide di capire, fino in fondo, cosa lo abbia spinto ad introdursi in casa sua per rubare e perché in quello sguardo, tra lo smarrito e lo svaporato, cerchi un pò di se stesso, una conferma o forse un perdono. Certo la coppia riprende uno schema già fin troppo abusato nella storia dei road movie, il bello e il brutto, il buono e il cattivo, l’inseguitore e il seguito, il magro e il grasso. E se qualche volta si perde il controllo delle proprie azioni, se nella vita dell’altro ci si perde, questa volta no, il finale non è così scontato e previsto.

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Frankenstein Junior diventa show

Sono 35 anni che questo film di Mel Brooks continua a far ridere intere generazioni di appassionati del genere. Frankenstein Junior è stato proiettato per la prima volta nel 1971, nato dalla fantasia del regista newyorchese, famoso per le sue parodie, appunto per fare il verso ai grandi film horror in bianco e nero tanto in voga negli anni ’50 e ‘ 60. I nuovi cultori di questo classico del cinema comico sanno citare a memorie scene e battute memorabili come “lupo ululì, castello ululà” o quella della terrificante Frau Blucher interpretato dalla bravissima Cloris Leachman.

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Asiaticafilmmediale IX edizione: Bollywood sul tevere. Incontri con il cinema asiatico

Si annuncia particolarmente ricco e stimolante il programma di questa nona edizione del festival ASIATICAFILMMEDIALE – Incontri con il cinema asiatico, che si svolgerà a Roma dal 15 al 23 novembre tra la sala Petrassi dell’Auditorium, il cinema Farnese, la sala del Tempio di Adriano e la Casa del Cinema. Appuntamento di rilievo internazionale, Asiaticafilmmediale nasce dall’idea di costruire un ponte di comunicazione tra l’Italia ed il continente asiatico, ed ha individuato nel cinema lo strumento più sensibile ai cambiamenti, il mezzo ideale per rinnovare il dialogo tra occidente ed oriente. Oltre ad eventi speciali, il programma prevede una panoramica della recente produzione asiatica con film e documentari in anteprima provenienti da: Afghanistan, Bangladesh, Cina, Filippine, Giappone, Giordania, Hong Kong, India, Israele, Iran, Kazakhistan, Khirghizistan, Pakistan, Singapore, Siria, Sri Lanka,Turchia, Uzbekistan.

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“Giù al nord”. Campione d’incassi

Per confezionare il suo Giù al nord che in patria, Francia, ha polverizzato ogni record di incassi raccogliendo ben 140 milioni di euro e 21 milioni di spettatori (più di Titanic e del record nazionale La grande Vadrouille, imbattuto dal 1966) – l’attore e regista Dany Boon si è ispirato a Jacques Tati e a Dino Risi, oltre che alla sua stessa esperienza di francese nordico. E ha dato vita a un edificante racconto a favore della tolleranza e dell’annullamento dei pregiudizi che ricalca un po’ le avventure di Totò e Peppino alle prese con il trasferimento dalla calda Napoli alla misteriosa, fredda e remota Milano. Una scommessa vinta, che ha indotto il distributore italiano Medusa a un’uscita in grande stile con 400 copie (dal 31 ottobre), e addirittura ad un remake da plasmare su due regioni della Penisola (ma ancora non si sa quali).

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Wall-e e Allen in testa alla top 10

Dopo due settimane di regno incontrastato sulla vetta della classifica italiana curata dal Cinetel, Meryl Streep scende dal primo al terzo gradino del podio scavalcata dal robottino ambientalista Wall-e e dal Woody Allen “spagnolo” di Vicky Cristina Barcelona che debuttano, rispettivamente, al primo e secondo posto. Tutti gli altri film in classifca perdono infatti due posizioni come Mamma mia! e No problem di Vincenzo Salemme, unico titolo italiano presente nei primi dieci, in quarta posizione davanti alla commedia demenziale Disaster Movie. Ma oltre al nuovo campione d’incassi della Disney-Pixar, 2,6 i milioni di euro incassati in quasi seicento schermi con l’altissima media per sala di 4.442 €, e al nuovo film di Allen, nessun’altro debuttante nelle sale dello scorso weekend entra nei primi dieci in classifica. L’atteso esordio di Alessandro Baricco dietro la macchina da presa con Lezione 21, si ferma infatti al quattordicesimo posto. Ma non sfondano neanche due nuove commedie a stelle e strisce di un certo richiamo come Quel che resta di mio marito, con Jessica Lange e Kathy Bates, e Fratellastri a 40 anni, con l’accoppiata di due comici come Will Farrell e John C. Reilly.

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