E’ ora! Tra poche ore i riflettori si accenderanno sul Lido di Venezia per restare accesi fino al 12 settembre. La 66^ Mostra Internazionale del Cinema di Venezia verrà dichiarata ufficialmente aperta questa sera dal direttore Marco Muller e dalla madrina Maria Grazia Cucinotta.
Primo film in cartellone Baarìa di Giuseppe Tornatore che torna ancora una volta a raccontare la sua Sicilia. Tra gli altri italiani in concorso Il Grande Sogno di Michele Placido, il suo film sul 1968 con Riccardo Scamarcio, Luca Argentero e Jasmine Trinca, Lo Spazio Bianco di Cristina Comencini con la sempre-presente-al-festival Margherita Buy e l’esordiente Giuseppe Capotondi che con La Doppia Ora esordisce al Lido portando un insolito noir con Filippo Timi.
Tra i film in concorso, sono molti quelli attesi, dal remake de Il Cattivo Tenente di Werner Herzog, al nuovo capitolo degli Zombi di George Romero, al j’accuse sul capitalismo di Michael Moore, fino all’ultimna fatica della francese Claire Denis.
Il concorso promette poco divismo, ma tra i film fuori concorso e altri eventi collateri, i grandi nomi non mancheranno di certo. Attesissimo George Clooney il quale, nonostante sia di casa da queste parti, avrà tutti gli occhi puntati addosso per controllare chi ci sarà al suo fianco. Chissà se sceglierà Venezia per ufficializzare la presunta love story con Elisabetta Canalis? Non sappiamo se si porterà Ely, sicuramente accompagnerà al Lido il film The Man who Strares at Goats che si preannuncia assai interessante.
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Videocracy, censurato il trailer
Videocracy è un documentario firmato Erik Gandini e distribuito dalla Fandango di Domenico Procacci, che racconta 30 anni di sistema televisivo italiano, dall’inizio dell’era Mediaset, e di come le TV commerciali siano riusicte a cambiare il potere, la società e la politica.
Il film è uno degli eventi attesi alla prossima Mostra del Cinema di Venezia dove sarà presentato all’interno della Settimana della Critica il 3 settembre per poi uscire nelle sale cinematografiche il giorno successivo.
Una data di uscita imminente che non sarà supportata dalla trasmissione dei trailer sui canali Rai e Mediaset. Pare infatti che si siano rifiutati di trasmetterli a causa “dell’inequivocabile messaggio politico di critica al governo” (Rai) e perché “sia il film che il trailer sono un attacco al sistema tv commerciale, quindi non ritenevano opportuno mandarlo in onda” (Mediaset).
Strano se si pensa che non ci furono problemi con i trailer, per esempio, de Il Caimano o di Viva Zapatero e che in fondo si tratta di spazi pubblicitari pagati, per quanto agevolati. “Penso che se questo film è ritenuto così esplosivo vuol dire che davvero l’Italia è cambiata” ha dichiarato Domenico Procacci.
Mossa di marketing o realtà?
Tripletta per Fuga dal Call Center
Tripletta di premi per Fuga dal call center, il film di Federico Rizzo che affronta il tema del precariato con tono grottesco e allo stesso tempo assolutamente realistico, grazie alle vere interviste che contrappuntano la storia e realizzate in tutta Italia.
Il film, che purtroppo non ha avuto la distribuzione che meritava, ha però ottenuto una giusta riscossa partecipando al Karlovy Vary International Film Festival e ottenendo ottimi riconoscimenti al Clorofilla Film Festival e al Mantova Film Fest.
Doppio “award” al Clorofilla Film Festival come miglior lungometraggio e come miglior attore (Angelo Pisani) per aver affrontato un argomento urgente e molto sentito con un taglio grottesco e una narrazione fresca, mentre il Mantova Film Fest ha invece premiato il lungometraggio di Rizzo per aver saputo mescolare abilmente le esigenze narrative e lo sguardo sociologico facendo emergere il mondo del precariato contemporaneo grazie anche ad una convincente direzione degli attori.
Fuga dal call center è una produzione indipendente, tutta milanese, nata dall’incrocio appassionato di grandi professionisti del cinema, giovani tecnici e attori, volti intensi e talenti promettenti. Un’alchimia produttiva che ha creato una rete di professionalità e di collaborazioni per raccontare una storia, ma soprattutto per far conoscere quella faccia della realtà spesso trascurata dal cinema main stream.
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