La trama del film “Il Papà di Giovanna” ha inizio a Bologna nel 1938. Michele Casali è un professore di disegno e sua figlia diciassettenne di nome Giovanna frequenta il suo stesso istituto. La ragazza sinceramente parlando non è molto bella, ma suo padre fà di tutto per convincerla del contrario arrivando fino al punto di convincere uno studente in modo che la corteggi. Sarà proprio in seguito alle aspettative eccessive che la ragazza si fa, che scoppierà il finimondo. Quando scopre che la sua migliore amica ha dei rapporti sessuali con il ragazzo nella palestra della scuola, Giovanna la ucciderà venendo poi ricoverata in una clinica. Il regista del film Pupi Avati riesce sempre a ricostriure atmosfere d’epoca e a offrire ritratti psicologici di persone umili. Ora “Il Papà di Giovanna” è disponibile in dvd.
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Festival del cinema di Bari: successo di critica e pubblico
Il 17 gennaio si è concluso il numero zero del Festival della città di Bari “Per il cinema italiano” con un incredibile successo di pubblico e di critica, per questo che potrebbe diventare un importante appuntamento per il cinema mediterraneo.
Sono stati infatti più di 17mila le persone che hanno partecipato a questo importante festival cinematografico. Il multicinema Galleria ha staccato 7.316 biglietti in cinque giorni, rimandando indietro per insufficienza di posti quasi duemila persone.
Pupi Avati ospite a Cinemazero
Reduce dai successi della Mostra del Cinema di Venezia, dove il suo ultimo film, Il papà di Giovanna, si è conquistato il premio per la migliore interpretazione maschile grazie al talento dell’attore protagonista Silvio Orlando, arriva a Pordenone il regista Pupi Avati, che incontrerà il pubblico di Cinemazero giovedì 25 settembre in SalaGrande.
Il regista, dopo la premiazioni alla 65ma Mostra del Cinema di Venezia, per Il papà di Giovanna, ha ricevuto un biglietto, scritto a mano, pieno di elogi e di congratulazioni. L’autore? Un fan che risponde al nome di John Landis, membro della giuria. Pensiero significativo, più emozionante di mille premi. Un gesto che la dice lunga sulla capacità del regista bolognese di incantare anche stavolta con un racconto che parla italiano, ma che sa essere declinato in mille altre lingue.