Alla ricerca di Helen

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Quando ci si scopre disciolti nella propria unicità e non si riesce a trovare il capo della propria esistenza, un appiglio alla propria realtà, che possiamo riconoscere nella famiglia, nei geni, nell’ereditarietà, ci manca tutto: la coscienza, l’amore, l’attenzione e le passioni.

Civic life è il percorso che i due registi irlandesi, Christine Molloy e Joe Lawlor, hanno iniziato con nove cortometraggi per raccontare altrettanti comunità locali e il loro radicamento culturale e sociale che ha come sfondo l’Irlanda odierna. Questo lungo affresco ha trovato il suo epilogo nel lungometraggio Helen presentato in concorso alla 26esima edizione del Torino Film Festival. La storia racconta della scomparsa della diciottenne Joy, durante il ritorno da scuola, e le relative indagini della polizia locale. Con una tecnica di ricostruzione, la più realistica possibile, si cerca di seguire gli ultimi spostamenti della ragazzina, le persone che ha incontrato nelle ultime ore prima della scomparsa, grazie anche all’aiuto di alcuni compagni di scuola che interpretano i protagonisti di questa scura vicenda. Helen viene scelta come sosia di Joy grazie alla sua straordinaria somiglianza, negli atteggiamenti e nella fisionomia.

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Perméabilité: il cinema seducente di Polanski

In occasione della 26esima edizione del Torino Film festival che quest’anno presenta una retrospettiva, la più completa, del regista Roman Polanski, si è inaugurata una mostra fotografica dal titolo Perméabilité presso NH Hotel Santo Stefano che si protrarrà fino al 1° Dicembre.

Raoul Gilioli ha ideato una mostra fotografica che percorre tutte le tappe dell’itinerario del regista, selezionando come modelli persone simili ai personaggi dei film di Polanski per tratti somatici e stile di vita.
Lo scopo dell’artista è proiettare sul corpo dei suoi modelli l’immagine a cui essi si ispirano, in modo che nel momento dello scatto diventino una cosa sola.
Ogni foto, dedicata a un film, presenta l’interazione fra un fotogramma e un personaggio esterno, uno spettatore partecipante: un’immagine insieme bidimensionale e tridimensionale.
È la vita permeabile al cinema, o il cinema alla vita?
È permeabile il cinema che osserva, studia e analizza il suo pubblico. È permeabile la realtà con la sua necessità di senso, di limite e, sempre, di qualcosa da raccontare.

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L’onda primordiale

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Una rinascita del totalitarismo è possibile anche in realtà democratiche fortemente connotate, che hanno alle spalle errori storici sulla sopravvalutazione del pericolo.

In questo Festival del Cinema a Torino, che il direttore artistico Nanni Moretti si è affrettato a definire un successo, siamo stati testimoni di come sia facilmente possibile reiventare una dittatura, fare in modo che un gruppo di persone, fortemente motivate (?), diano vita al prototipo di quello che può diventare un nuovo flagello dei diritti umani.
Tutto questo nel film tedesco in concorso Die Welle del giovane regista Dennis Gansel. Il film ha due padri diversi ma ugualmente importanti: il diario del professor Ron Jones, che descrive le vicende scaturite dal suo esperimento educativo nel liceo Cubberley di Palo Alto in California, nel 1967 e il libro di Morton Ruhe che ne ha reso pubblica la vicenda. Il film ne è la traduzione cinematografica del tutto aderente alla realtà storica.

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